6 motivi culinari per non andare in Sicilia

Avete deciso di visitare la Sicilia o state programmando un vacanza nella nostra isola? Mettetevi l’anima in pace fin da ora: INGRASSERETE. Oltre a lasciarvi nel cuore molti ricordi, la Sicilia vi regalerà qualche chilo in più. L’unico consiglio sensato che vi posso dare è quello di seguire una rigidissima dieta “preventiva” per almeno 3 settimane. Riducete drasticamente le calorie se non volete rischiare di diventare un “arancinu che peri” (termine siciliano che sta ad indicare una persona in sovrappeso). I vostri sacrifici saranno ampiamente ripagati durante il soggiorno sull’isola.

Ecco i 6 motivi culinari per non andare in Sicilia:

1) I primi piatti sono veramente pessimi

Tra le vari cucine regionali, quella siciliana è sicuramente una delle più legate alla storia e cultura del proprio territorio. Quasi tutti i primi piatti richiamano i sapori del Mediterraneo.

2) Il vino fa schifo

Grazie alla riscoperta e alla valorizzazione di molti vitigni autoctoni, oggi la Sicilia è in grado di offrire vini di primo piano, primi fra tutti quelli tipici della zona vulcanica dell’Etna. I vini più premiati dalle varie guide enogastronomiche sono principalmente prodotti alle pendici del vulcano.

3) I dolci sono poco invitanti

La Sicilia è nota per la sua ricchezza di dolci, con varianti da città a città. Riesce a soddisfare anche i palati più esigenti. Dietro ai banconi delle pasticcerie il colore la fa da padrone con la frutta candita delle cassate, la variegata frutta martorana, le mini cassatine, i cannoli, i dolci di mandorla e chi più ne ha, più ne metta.

4) Avrete poca scelta a colazione 

Vi sembrerà banale ma in Sicilia la colazione è un vero e proprio rito con una grande varietà di scelta. Non si può parlare di bar nell’isola, è troppo riduttivo; è più corretto parlare di tavola calda e rosticceria. Vi trovi tutto ciò che desideri, dal dolce al salato.

5) I supplì sono veramente brutti 

Purtroppo mi è capitato più di una volta di sentire persone confondere l’arancino con il supplì o, cosa ancora peggiore, di sentire dire che sono più o meno la stessa cosa. Per un siciliano questa è un’offesa senza pari. Direste mai ad un romano che il Colosseo è “più o meno” come l’Arena di Verona o ad un calabrese che la soppressata è “più o meno” alla stregua di un normalissimo salame piccante? O cosa ancora peggiore direste mai ad un napoletano che la pizza è “più o meno” come la focaccia romana? Quel “più o meno” fa la differenza. D’altronde il diavolo si nasconde nei dettagli e sono proprio i dettagli che rendono queste specialità uniche e incommensurabili.

6) Lo street food non va di moda

Gli italiani amano alla follia i termini anglosassoni e appena ne intravedono l’occasione subito introducono qualche “inglesismo” nel discorso. Da qualche tempo il nostro vocabolario si è arricchito di un nuovo termine: street food. Provate ad andare in giro per le strade di Catania o di Palermo e chiedete alla gente dove poter assaggiare il migliore street food. I più giovani forse vi risponderanno ma i più anziani vi guarderanno dritto negli occhi e, nel migliore dei casi, non vi risponderanno. Il termine “street food” sta ad indicare tutti quei cibi economici che vengono cucinati e consumati velocemente per strada. Più o meno quello che noi in Sicilia volgarmente chiamiamo “pezzi ri rosticceria”. Ma non solo.