Arancino o supplì? Non scherziamo per favore.
Non avrei mai voluto scrivere questo post. Alcune cose dovrebbero essere note a tutti. Dovrebbero essere considerate Patrimonio dell’Umanità e dovrebbero essere insegnate a scuola. Purtroppo mi è capitato più di una volta di sentire persone confondere l’arancino con il supplì o, cosa ancora peggiore, di sentire dire che sono più o meno la stessa cosa. Scommetto sia capitato anche a molti di voi (soprattutto se vivete a Roma) e scommetto che vi siate subito lanciati in strenua difesa del mitico arancino.
Per un Siciliano DOC questa è un’offesa senza pari. Direste mai ad un romano che il Colosseo è “più o meno” come l’Arena di Verona o ad un calabrese che la soppressata è “più o meno” alla stregua di un normalissimo salame piccante? O cosa ancora peggiore direste mai ad un napoletano che la pizza è “più o meno” come la focaccia romana? Se lo avete anche lontanamente pensato, fatevelo passare dalla testa. Quel “più o meno” fa la differenza. D’altronde il diavolo si nasconde nei dettagli e sono proprio i dettagli che rendono queste specialità uniche e incommensurabili. Confondere l’arancino con il supplì è una di quelle cose che meriterebbe l’arresto. Senza un regolare processo si intende. Ok, é vero. Entrambi sono fatti di riso, ragù e formaggio ma anche una Cinquecento ed una Ferrari sono costruite con un motore, 4 ruote ed un volante. Ecco, più o meno è la stessa cosa. Confondere l’arancino con il suppli è come confondere una Cinquecento con una Ferrari. Entrambi sono delle macchine. Ad alcuni piace la Cinquecento ad altri la Ferrari ma, converrete con me, non sono proprio la stessa cosa. Proviamo allora a spiegare cos’è un arancino e cos’è un supplì e sgombriamo una volta per tutte il campo da ogni dubbio.
Al di là degli ingredienti e della preparazione, la prima cosa da tenere a mente è che, a differenza del supplì, l’arancino possiede un’anima e un cuore. Non mi riferisco solo al cuore di ragù. Mi riferisco anche al fatto che in Sicilia viene quasi trattato come un essere vivente. Anzi viene quasi considerato una divinità. Mangiare un arancino è un rito sacro. Bisogna trovare quello giusto. Bisogna scegliere la forma adatta, la panatura perfetta. Nessuno poi si sognerebbe mai di accostarlo ad una pizza o di mangiarlo come antipastino. L’arancino è un piatto unico che brilla di luce propria e non uno spuntino che accompagna altro.
Passiamo ora ad un aspetto più profano ma non meno importante: la preparazione. Avete presente come viene preparato un supplì? Basta prendere del riso (anche avanzato dal giorno prima) ed impastarlo con ragù e uova. Plasmarlo fino ad ottenere una poltiglia di forma allungata e porre all’interno un po’ di mozzarella. Poi bisogna passarlo ancora nell’uovo e nel pangrattato e friggerlo in olio bollente. Come si può ben notare il supplì è di veloce preparazione e spesso il suo unico scopo è quello di eliminare gli avanzi del giorno prima. Preparare l’arancino è tutt’altra storia. Non è esagerato dire che servono due giorni interi. D’altronde lo dice anche il famoso commissario Montalbano.
“Adelina ci metteva due jornate sane sane a pripararli. Ne sapeva, a memoria, la ricetta. Il giorno avanti si fa un aggrassato di vitellone e di maiale in parti uguali che deve còciri a foco lentissimo per ore e ore con cipolla, pummadoro, sedano, prezzemolo e basilico. Il giorno appresso si pripara un risotto, quello che chiamano alla milanìsa, (senza zaffirano, pi carità!), lo si versa sopra a una tavola, ci si impastano le ova e lo si fa rifriddàre. Intanto si còcino i pisellini, si fa una besciamella, si riducono a pezzettini ‘na poco di fette di salame e si fa tutta una composta con la carne aggrassata, triturata a mano con la mezzaluna (nenti frullatore, pi carità di Dio!). Il suco della carne s’ammisca col risotto. A questo punto si piglia tanticchia di risotto, s’assistema nel palmo d’una mano fatta a conca, ci si mette dentro quanto un cucchiaio di composta e si copre con dell’altro riso a formare una bella palla. Ogni palla la si fa rotolare nella farina, poi si passa nel bianco d’ovo e nel pane grattato. Doppo, tutti gli arancini s’infilano in una padeddra d’oglio bollente e si fanno friggere fino a quando pigliano un colore d’oro vecchio. Si lasciano scolare sulla carta. E alla fine, ringraziannu u Signiruzzu, si mangiano!”.
Direi che su questo punto non serve aggiungere altro. Camilleri ci ha ampiamente illuminato.
Come tutte le cose mitologiche anche la nascita dell’arancino è circondata da mistero e leggenda. Le origini dell’arancino sono molto discusse e risulta difficile trovare un riferimento di qualche tipo su fonti storiche che possano chiarire con esattezza le sue origini. Si pensa che la sua nascita sia legata alla dominazione araba, periodo in cui si consumava riso e zafferano condito con erbe e carne. La panatura sarebbe stata introdotta invece durante la dominazione sveva e fatta risalire alla corte di Federico II. Infatti in quel periodo si cercava un modo per portare con sè la pietanza durante le battute di caccia o i viaggi e la panatura assicurava un’ottima conservazione del riso e una migliore trasportabilità. Secondo altre fonti l’arancino è nato come dolce, presumibilmente durante le festività luciane, e solo in seguito è divenuto una pietanza salata. Probabilmente non conosceremo mai la verità. Ma questo rende la storia ancora più avvincente e leggendaria. Provate a cercare in rete qualcosa sull’origine del supplì. Assoluto vuoto cosmico.
L’ultima cosa che voglio sottolineare è l’etimologia del nome. Nella parte occidentale dell’isola questa specialità è conosciuta come “arancina”, mentre nella parte orientale è chiamata “arancino”. Scusate se nel post ho sempre usato il termine arancino ma sono nato e vivo nella parte orientale dell’isola. Secondo alcuni la pietanza dovrebbe essere indicata al femminile, in quanto il nome deriverebbe dal frutto dell’arancio, che in lingua italiana è femminile. Le regole dell’italiano però non valgono per il dialetto infatti la declinazione al femminile dei frutti non è molto frequente in siciliano e quindi questa pietanza verrebbe ad essere al maschile.
E voi cosa preferite? Un arancino/a o un supplì
LINK
http://it.wikipedia.org/wiki/Arancino
http://www.lafiammante.it/blog/gli-arancini-di-montalbano/
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